C'è ancora un pezzo di vita da scrivere
Kintsugi_tra dentro e fuori
18/1/2021
di Stefania Mariano
Presidente associazione di promozione sociale "la Fabbrica dei Gesti"

Testo di Giorgia Salicandro

«Accade sempre, a un certo punto, che qualcosa si spezzi. Un colpo di vento, una porta che sbatte, un vaso che perde la sua integrità. Un misterioso virus d’un tratto inibisce il nostro movimento nel mondo, devia le strade che attraversavamo, i gesti che compivamo, ci tiene a distanza...». Sono queste le mie prime parole “prestate” al progetto “Kintsugi_tra dentro e fuori”, il laboratorio itinerante, alquanto singolare, realizzato nell’estate 2020 da Stefania Mariano mettendosi personalmente in viaggio e raggiungendo, casa dopo casa, il gruppo di “tenaci” allievi rimasti insieme su una piattaforma online nei mesi del lockdown per seguire un corso di teatro danza, altrimenti lasciato a metà.

Un viaggio, un esperimento didattico, la necessità di chiudere un cerchio, divenuti infine un documentario breve che porta il nome dell’antica pratica giapponese del kintsugi. Quando un vaso va in frantumi, l’arte del kintsugi ne raccoglie i cocci e li ricopre d’oro: non tenta di nasconderne le cicatrici, dà loro nuova vita, un nuovo senso, li fa risplendere. Alla storia personale di ognuno, alle cadute e ai frantumi di sempre, l’anno 2020 ha aggiunto una storia ulteriore, comune, un unico movimento, un unico vento di tempesta, a cui dover cercare di dare una nuova forma e una nuova direzione. Nel tempo inedito del confinamento e della distanza tra persone ci siamo spezzati, mille
volte, in mille modi invisibili. “Kintsugi_tra dentro e fuori” racconta un percorso all’interno del quale poter abitare – la propria casa, il proprio corpo - in una maniera inedita, con pazienza, con lentezza, estendendo i pensieri, affinando il movimento, anche imparando a schivare soprammobili e gambe del letto.

Limitante di certo, spesso odiato, quell’unico spazio possibile ha rivelato, a molti, l’esistenza di nuove finestre da poter spalancare sulla propria interiorità: lasciar entrare la luce a illuminare gli angoli erosi dalla dimenticanza, il disordine cresciuto come rovi, come fossati scavati per interdire l’accesso a chiunque. Percorrere una strada sbarrata, sconosciuta, calarsi nelle memorie vietate e in quelle perdute. Fare dei propri passi incerti, dei salti dorati. Fino al momento di ritrovarsi, con un nuovo senso dello spazio e una nuova misura dei corpi, dentro, fuori.

«Accade ogni giorno che qualcosa si spezzi. Ricomporne le tessere, con grazia, con levità, è la sfida interiore di ognuno di noi…» scrivevo in quel primo post Facebook richiamato all’inizio. Ciò che ho raccontato in queste settimane è un atto di speranza, mosso, danzato, attraversato da un gruppo di dieci donne, e allo stesso tempo rincorso e tenuto saldo da chi ha voluto allenarlo, allevarlo, testimoniarlo con la camera di un cellulare nel corso di un’estate fuori dall’ordinario, arrivata come fosse una nuova stagione dell’anima che prescinde da ogni tempo.

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“Kintsugi_tra dentro e fuori”

ideazione e regia Stefania Mariano

montaggio Stefano Tramacere

musiche originali Claudio Prima

comunicazione Giorgia Salicandro

Contributi video