Quattro chiacchiere con il Consiglio Direttivo FCP: Luciano Orsi
Prosegue il ciclo di interviste che ci accompagnerà nelle prossime settimane alla scoperta del Consiglio Direttivo FCP. Un approfondimento pensato per portare in luce le diverse esperienze, i diversi vissuti e sensibilità che compongono il Consiglio: uno sguardo sulla persona che vada oltre alla carica istituzionale.
Oggi parliamo con Luciano Orsi, membro del Consilgio Direttivo FCP e Vice Presidente SICP.
Luciano, Quale è stato il percorso che ti ha portato ad avvicinarti alla realtà delle cure palliative?
Da medico anestesista-rianimatore alla fine degli anni 80 mi sono interessato di bioetica di fine vita e sono quindi venuto a contatto con medici pionieri delle cure palliative che anche loro sentivano l’urgenza di acquisire le competenze etiche. Di qui è avvenuto il mio ingresso nella Scuola Italiana di Medicina Palliativa (SIMPA) cui è seguito il passaggio dalla Rianimazione alla pratica delle Cure Palliative.
Cosa ti dà la motivazione per restare nel mondo delle cure palliative?
La sensazione confermata ogni giorno della possibilità di aiutare le persone a non soffrire o a soffrire meno. E anche la consapevolezza che bisogna continuare l’impegno a diffondere la filosofia delle Cure Palliative sul piano culturale.
Quale è stato l’obiettivo più difficile da raggiungere nel tuo ruolo? Quale la più grande soddisfazione?
L’obiettivo più difficile è stato e, per certi versi permane ancora, la penetrazione delle Cure Palliative nella Medicina istituzionale e nell’università. L’altra grande battaglia storica delle Cure Palliative, ossia arrivare alla loro accettazione sociale, si può considerare vinta poiché la maggioranza della popolazione ha capito gli scopi delle cure palliative avendone verificato l’efficacia nella rete di conoscenze prossime. La più grande soddisfazione è stata il poter lavorare con due direttori generali di due aziende ospedaliere che hanno creduto e investito risorse nelle cure palliative andando controcorrente rispetto alla tendenza generale di quegli anni.
Le cure palliative sono un approccio globale alla cura di persone affette da malattie croniche inguaribili. Tra tutti gli aspetti di questo approccio, quale è il lato che ti coinvolge di più?
È difficile distinguere gli ambiti del supporto terapeutico, psicologico, sociale e spirituale perché nella realtà del singolo percorso di cura sono fortemente intrecciati. Il piano della relazione e della comunicazione è però quello più coinvolgente e che genera le maggiori soddisfazioni per tutti gli attori (malato, familiari, équipe), anche se è quello sicuramente più impegnativo.
Come ti definiresti con un aggettivo?
Tenace
Come ti definirebbero, secondo te, gli altri con un aggettivo?
Chiedamoglielo…
Completa la frase: per te FCP è...
È una fondamentale realtà operativa nel mondo delle Cure Palliative ed un partner fondamentale per la Società Italiana di Cure Palliative (SICP).
Il Consiglio Direttivo FCP è composto da membri residenti in diverse parti d’Italia: come vi coordinate tra di voi e che clima si respira al suo interno?
La volontà di contribuire alla diffusione ed al miglioramento delle Cure Palliative è la colla che permette di orientare verso un comune obiettivo competenze professionali diverse, esperienze e provenienze differenti, visioni del mondo variegate. Il clima di rispetto e collaborazione permette di valorizzare le differenze nel condividere e perseguire gli obiettivi scelti.
Quest’anno cade il decennale della Legge 38: quali sono le prime 3 immagini che ti vengono in mente pensando a questa legge?
La Legge 38/10 è quella che conferito una dignità istituzionale alle Cure Palliative, togliendole dalla fase di incertezza e spontaneismo locale; in altre parole è il paracadute che ha permesso di atterrare in molte realtà locali inizialmente ostili o indifferenti. È stata la legge che ha cominciato ad aprire con mano decisa le porte delle Istituzioni. Direi che l’immagine del paracadute e della mano possano bastare.
FCP è una realtà che associa ETS in tutta Italia: quale è il valore aggiunto sul territorio?
La diffusione nazionale permette di collegare realtà anche molto diverse, raccogliendo il valore di tali differenze periferiche e trasmettendo orientamenti dal suo punto di osservazione sovra-regionale.
Off topic: nel tempo libero, qual è l’attività a cui ti dedichi con più entusiasmo?
Quando possibile, impegni permettendo, fare escursioni alpine.