Pensione e tutele previdenziali per i caregiver familiari
Il DDL 1461 sul riconoscimento dei diritti dei caregiver familiari è ancora fermo in Senato, anche se sembra imminente l’inizio dell’iter del suo esame da parte della 11° Commissione Permanente del Senato (lavoro pubblico e privato, previdenza sociale).
Federazione Cure Palliative ravvisa la necessità di arrivare impellentemente ad una legge. Stefania Bastianello, presidente FCP, aveva sintetizzato il pensiero della Federazione, riportato in una news precedente sull’urgenza di una normativa e la necessità di tutele per questa figura, con queste parole:
“Riconoscere finalmente al Caregiver Familiare le competenze e i diritti che gli sono propri è un atto di civiltà, ed è doveroso”.
Tuttavia ad oggi nella realtà dei fatti la situazione dei caregiver familiari in Italia, in attesa che venga varata una legge che riconosca i loro diritti, rimane molto difficoltosa sotto diversi punti di vista tra cui uno dei più impattanti è sicuramente quello riguardante l’accesso al lavoro, la tutela previdenziale e ed i contributi pensionistici
APE SOCIALE 2021
Secondo i dati Inps, in Italia, ci sono circa 3 milioni e 300 mila caregiver che assistono un proprio familiare non autonomo e che dedicano dalle sette alle diciotto ore al giorno al lavoro di cura. Questo comporta che, secondo i dati Censis, il 40% dei caregiver pur essendo in età lavorativa non possa lavorare con il conseguente rischio di impoverimento del nucleo familiare e l’aumento del rischio di fragilità sociale.
Per i lavoratori che i fatti della vita portino a diventare caregiver verso la fine della carriera lavorativa, è stata prolungata dalla legge di bilancio 2021 la possibilità di accedere all’anticipo pensionistico (APE sociale 2021) purchè questi:
- Siano residenti in Italia
- Abbiano almeno 63 anni di età
- Abbiano maturato 30 anni di contributi.
Se dunque per i lavoratori a fine carriera c’è una possibilità, il tema della sussistenza rimane aperto per tutti quei caregiver che non abbiano ancora maturato i requisiti per l’ape sociale o, ancora peggio, che per poter assistere il familiare malato non siano nelle condizioni di svolgere un’attività lavorativa.
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ASPETTI PREVIDENZIALI DDL 1461
Da questo punto di vista il DDL 1461 bloccato in Senato prevede un passo in avanti: nell’articolo 5 infatti viene previsto che al caregiver familiare (non lavoratore) vengano riconosciuti fino ad un massimo di tre anni di contributi figurativi equiparati a quelli del lavoro domestico e che questi contributi possano essere aggiunti a quelli eventualmente già versati precedentemente per altre attività lavorative.
CONFAD: equiparare i contributi a quelli per gli Oss
Tuttavia questo provvedimento, sebbene rappresenti un primo passo in avanti, è stato accolto da più parti con perplessità. Il Coordinamento nazionale delle famiglie con disabilità (CONFAD), ad esempio, su questo punto ha eccepito che il caregiver familiare continuerebbe a non essere riconosciuto come una figura professionale ma come un volontario, rimanendo escluso non solo da una remunerazione ma anche da un’effettiva tutela previdenziale legata ad un trattamento pensionistico. La loro proposta sarebbe quella di equiparare i contributi pensionistici a quelli previsti per la figura professionale Oss (Operatore Socio Sanitario) e di riconoscerli per tutto il periodo dell’accudimento svolto senza una limitazione massima di tre anni.
Genitori tosti in tutti i posti: contributi per tutto il periodo dell’accudimento
Un'altra iniziativa che si muove nel senso di migliorare il testo di legge in esame è quella promossa dall’ associazione Genitori tosti in tutti i posti Onlus. Questa associazione di genitori con figli con disabilità ha rilevato infatti che il testo depositato in senato fosse stato scritto pensando principalmente all’esperienza dei caregiver figli che assistono genitori anziani. A questo scopo a dicembre ha quindi proposto un questionario di 19 domande rivolte a tutti i caregiver familiari con lo scopo di realizzare un vero e proprio censimento che potesse delineare delle aree di intervento verso cui indirizzare il lavoro delle istituzioni per garantire una tutela efficace per tutti i caregiver.
In poco più di cinque settimane sono stati raccolti quasi duemila questionari i cui risultati sono stati presentati nei giorni scorsi ad un tavolo istituzionale sul tema dei caregiver familiari e il loro riconoscimento nel Disegno di Legge che è in preparazione in Parlamento organizzato presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Tra i vari rilievi anche qui troviamo quello relativo ai contributi pensionistici come indicano le parole della stessa presidnete della Onlus, Alessandra Corradi:
”A chi servono? Se uno non ha mai lavorato, non prenderà mai una pensione. Ma non ha lavorato perché ha dovuto prendersi cura del suo caro. Anche qui, emerge un profilo specifico del caregiver considerato dalla legge: un figlio di almeno 50 anni che assiste il genitore anziano e concilia assistenza e lavoro. Ma le mamme che sono caregiver da 45 anni ormai? Cosa prevede per loro la legge?”
Conclusione
In conclusione quindi non possiamo che constatare quanto questa situazione sia rilevante per molte persone, e proprio per questo vada a toccare esperienze, sensibilità ed esigenze diverse. L’urgenza di una normativa non è più rinviabile: presto una legge, che tuteli in maniera fattuale i diritti di tutti i caregiver e ne riconosca l’effettivo valore e funzione sociale.